da il Resto del Carlino

Fermo, 21 marzo 2012 – MORIRE a vent’anni. Parole che oggi richiamano alla mente i troppi giovani che sciupano le loro vite ingoiando una pasticca o ‘affogando’ nell’alcol. Il fine settimana lascia nei locali e sulle strade un vero e proprio bollettino di guerra. Poi, c’è chi la guerra, però, l’ha vissuta davvero, combattendo. Per una bandiera, per un ideale. Ed è morto. E’ successo tanto tempo fa e il sacrificio rischia di svanire nell’oblio, sbiadito dagli anni. Sono le storie di Enrico Bellesi ed Enzo Ficcadenti, che ieri l’Anpi ha voluto ricordare ancora una volta. La mattinata si è aperta poco dopo le dieci con l’apposizione di una corona d’alloro vicino alla lapide intitolata a Bellesi, nell’omonima via. Poi è stato reso omaggio al cippo restaurato in memoria di Ficcadenti. Infine, la cerimonia si è spostata nella sala dei Ritratti, dove, alla presenza dei ragazzi delle scuole, sono state rievocate le figure dei due partigiani. Prima dell’intervento di Luana Trapè (vicepresidente dell’Anpi Fermo), che ha letto alcuni brani delle opere di Matacotta, Montanini e della poetessa Szymborska, si sono alternati sul palco l’assessore provinciale alla Cultura, Giuseppe Buondonno, il viceprefetto Maurizio Ianieri, il presidente dell’Anpi fermano, Samuele Biondi, e il sindaco. Nella Brambatti ha invitato gli studenti a prendere esempio da chi «ha sacrificato la propria vita in nome degli ideali di libertà». «Erano ragazzi come voi», ha proseguito la prima cittadina: «Enrico aveva appena 17 anni, Enzo venti, ecco perché è importante dare un significato profondo alla vostra presenza qui».

DUE GIOVANI ancora adolescenti ma già uomini, come Luciano Ficcadenti, fratello di Enzo, che a 15 anni ha falsificato la carta d’identità per arruolarsi nel ‘Battaglione Cremona’ (agli ordini del Comando alleato) e contribuire a liberare il suolo patrio dall’invasore tedesco. «Ecco — commenta Biondi —, vorrei che questo messaggio passasse nelle menti di chi alla stessa età adotta il medesimo comportamento magari per entrare in discoteca». E’ soddisfatto, comunque, il presidente dei partigiani fermani, della partecipazione degli studenti: «Molto meglio dell’ultima volta, quando avevo di fronte a me tanti ragazzi stranieri, quindi poco interessati alla storia italiana». E’ il segno dell’Italia che cambia, dell’integrazione. Forse l’omaggio migliore ai valori di quei due giovanotti che non sono caduti invano.

(Antonio Del Prete)